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Art0057
17-gennaio-2024
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EERIE DRIFT - a weird ritual

Una notte gelida può essere una notte perfetta per cospirare contro la realtà. Le strade sono quasi deserte, le ultime persone ancora in giro si affrettano a rientrare a casa. Non ci sono occhi indiscreti ad osservare ciò che sta per accadere. Fra gli alberi di un piccolo parco di periferia delle figure si muovono nell’ombra. Vengono da lontano, hanno viaggiato a lungo per giungere alle coordinate prestabilite. Una sinistra adunanza di menti visionarie e pericolose, unite da un folle piano di trasformazione dell’esistente. Sono qui per compiere un crimine contro il tessuto stesso della realtà. Si dispongono in cerchio nell’oscurità e sembra quasi che diventino una cosa sola, un’unica forza tentacolare e innominabile, qualcosa di così strano da piegare lo spazio-tempo. Lontano, nelle profondità del cosmo, qualcosa che non dovrebbe esistere si sveglia dal suo sonno millenario nel ghiaccio di un meteorite. Il nichel e il cobalto vibrano di voci lontane e visioni future e desideri proibiti mentre accelerano nello spazio verso il loro destino, fino ad infrangersi contro l’atmosfera terrestre in una magnifica esplosione. Uno squarcio di luce illumina il cielo sul piccolo parco di periferia. È il segnale che stanno aspettando. Che il rituale abbia inizio. Segnano le loro carni con uno strano simbolo e si disperdono per il quartiere in direzioni diverse, come una legione di ombre. Percorrono ogni strada, ogni vicolo, in cerca di cose nascoste, indicibili segreti, misteriose anomalie, presenze invisibili che osservano dall’abisso. A volte i loro cammini si incrociano e si scambiano imperscrutabili segnali d’intesa. I loro occhi possono scorgere oltre il velo, vedere il mondo occulto che si cela sotto alla fragile patina della quotidianità. Possono individuare le crepe, i punti in cui il confine è più sottile e le forze dell’Altrove iniziano a penetrare nel reale. Il loro scopo ovviamente è quello di accelerare il processo. Si aggirano senza sosta, esaminando con cura ogni artefatto rinvenuto, esplorando a fondo ogni luogo anomalo. Automi meccanici custodi di soglie inviolabili, luoghi liminali abitati da intelligenze inumane, antichi simboli esoterici dotati di vita propria, prodotti di scarto del capitalismo che diventano wormhole fra il passato e il futuro. Marchiano i muri della città con i loro sigilli là dove la stranezza e l’inquietudine infestano il paesaggio urbano. Chiamano a raccolta le brulicanti armate del caos. Stringono alleanze con loro. Il mondo intero è dominato da un’illusione: “non c’è alternativa”. È tempo di aprire le porte verso nuove ed imprevedibili possibilità. Si incontrano ancora nel parco e di nuovo formano un cerchio in religioso silenzio. Chiudono gli occhi e le loro menti si sincronizzano, si fondono in un’unica volontà visualizzando all’unisono il sigillo. Lo imprimono nel profondo della propria psiche, trasmutandolo in pura informazione liquida iniettata direttamente nell’inconscio collettivo. È una delle più antiche tecnologie mai esistite: nell’eone chiamato Antropocene è nota come Magia. Per secoli è stata tenuta celata alle masse e usata come strumento di dominio da parte della classe dominante, ma non stanotte. Stanotte la Magia è tornata nelle strade. Per le vie del quartiere la realtà si lacera spalancando portali verso l’ignoto, dai mondi oltre il velo orde di entità senza nome si riversano nel nostro piano dimensionale, pronte a trasformarlo per sempre. Un’ignara coppia di passanti cammina sotto le luci al neon di un porticato. Non sono in grado di riconoscere i simboli magici tracciati sulla pietra, né possono vedere il portale che fluttua di fronte a loro o ciò che ne sta fuoriuscendo. Eppure sentono un brivido attraversare la loro spina dorsale, un forte e persistente senso di spaesamento, la sensazione che qualcosa sfugga ai loro sguardi, qualcosa di completamente sbagliato e fuori posto. “Quanto è strana questa strada stasera…”
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