0
9
.
0
4
.
2
0
2
2
SectionArticoli
Art0030
09-aprile-2022
fb
T 15'
fb

Terrore fuxia contro il patriarcato: un'introduzione al manifesto di Vikky Storm

Abolizionista di genere, antinaturalista, comunista queer. Il Gender Accelerationist Manifesto, scritto dallə transfemminista anarchicə Vikky Storm e pubblicato nel 2019, si presenta come opera divisiva e dal densissimo contenuto teorico e politico nella strada verso l'annientamento del patriarcato. "Dittatura queer", "vittoria a tutti costi" e la proposta di un'"atmosfera di terrore prolungato contro il patriarcato" sono solo alcune delle parole chiave che scandiscono il climax crescente del manifesto. Articolata in quattro parti, l'opera ricostruisce il funzionamento del "sistema di classe di genere" dalle origini fino alla descrizione dei suoi meccanismi e delle relazioni con gli altri sistemi di oppressione, articolando una teoria - comunista - di abolizione post-intersezionale della totalità oppressiva che soverchia l'odierna società liberale. Attraverso un approccio comunista-queer che ragiona per basi materiali e sovrastrutture, Vikky Storm ispira una pratica accelerazionista di abolizione totale del patriarcato in opposizione ai processi di assimilazione-queer che la società neoliberale attua per rendere il sistema di genere flessibile alla queerness e riuscire così ad adattarsi alle forze che vorrebbero condurlo alla morte. Tradotto ed elaborato all'interno del Circolo Nomade Accelerazionista, il Gender Accelerationist Manifesto è stato da noi internamente ribattezzato Manifesto del Terrore Fuxia per l'impronta incisiva scandita dalla proposta di un "Pink Terror" necessario per distruggere, attraverso l'uso della violenza, un sistema - quello patriarcale - che proprio dalla violenza sessuale trae la propria origine, come dimostrato teoricamente nelle prime parti dell'opera.

Clicca qui per accedere al testo tradotto.
 
 

Dalle origini del genere al movimento per ucciderlo

 
Qual è la base materiale del genere? Nella prima - nonché la più lunga - delle quattro parti che compongono il manifesto, Genere: funzioni e origini, viene ricostruito il percorso di nascita e sviluppo del genere, primo sistema di oppressione dell'umanità. Partendo dall'esplorazione della popolazione Bugi, una società nella quale coesistono contemporaneamente 5 generi, l'opera muove i suoi primi passi come puro discorso teorico materialistico che fa emergere quasi immediatamente la propria impronta abolizionista e antinaturalista. Sarebbe la divisione del lavoro riproduttivo a costituire quel tessuto di relazioni materiali che produce il sistema di genere. La biologia, puro elemento sovrastrutturale di queste relazioni, assumerebbe dunque un ruolo di mero supporto, genderizzata nei c.d. "sessi". Per questo la genderizzazione del corpo è cambiata nel corso del tempo: dall'originaria genderizzazione dei genitali fino all'odierna genderizzazione dei cromosomi, Vikky Storm delinea i tratti materialistici dello sviluppo del "moderno binarismo di genere", il suo rapporto con gli altri sistemi multi-genere, il ruolo del colonialismo, dello Stato e del capitalismo, fino a riprendere l'analisi di Judith Butler secondo cui anche l'individuo attraverso gli "atti performativi" contribuirebbe attivamente a riprodurre il sistema di classe di genere.
 
Accusando di "pseudo-marxismo" coloro che riducono il genere a un puro elemento sovrastrutturale delle relazioni capitalistiche, nella seconda parte del manifesto l'autricx sposta l'analisi teorica sul concetto di "totalità oppressiva", articolando il tentativo di superare la prospettiva intersezionale, accusata di liberalismo. Secondo Vikky Storm concepire l'oppressione come un insieme di sistemi di oppressione, separati ma intersezionali, ridurrebbe le soggettività a due sole condizioni esperibili: quella di oppressə (che soffre all'interno di un sistema di oppressione) e quella di soggetto passivo (che, in quanto privilegiatə, sarebbe incapace di visualizzare il sistema di oppressione). Tale configurazione porterebbe all'emersione di lotte alleate, ma distinte. Esistono dunque un movimento antirazzista, uno anticapitalista, uno per la giustizia climatica, etc. ma all'interno della visione intersezionale la totalità oppressiva viene definita come mera somma dei sistemi che la compongono, intrinsecamente considerati come separati seppur connessi. Al contrario, il Gender Accelerationist Manifesto richiama la necessità di una visione fondata sul concetto di "totalità oppressiva" intesa come qualcosa che supera la somma delle sue parti, e in cui gli specifici sistemi di oppressione non esistono "essenzialmente" bensì come "strumenti caleidoscopici" per navigare nella complessità di una grande totalità oppressiva, composta di molteplici basi materiali e sovrastrutture tra loro complicatamente intrecciate. La prospettiva intersezionale si presenterebbe dunque come liberale poiché riformista, ovvero incapace di guardare all'oppressione come sistema totale, seppur complesso, «che riguarda ogni parte della società, ne domina ogni membro, e aliena tutt* e tutto ciò che contiene». Per annientare questa totalità, afferma Vikky Storm, occorre al contrario una prospettiva che sia "comunista" nei termini di quel «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». Il manifesto si spinge così ad elevare, seppur indirettamente, la lotta contro il patriarcato a lotta comunista universale che libererà l'umanità da tutte le oppressioni.
 
 

Dittatura queer per distruggere il patriarcato

 
Le parti terza e quarta del manifesto aumentano di ritmo e scivolano progressivamente dalla teoria pura ad una prassi teoricamente orientata. Alla luce delle argomentazioni esposte nella prima metà dell'opera, il moderno binarismo di genere si configura come un sistema di classe («gender class system») strutturato attorno a tre classi, due delle quali sono accettate mentre la terza - la soggettività queer - è ripudiata. Per questa ragione il moderno sistema di genere occidentale si presenta come un sistema rigido, e proprio tale rigidità genererebbe delle «crepe» mediante le quali sarebbe possibile sovvertire il patriarcato. Mentre infatti i sistemi multi-genere precoloniali godevano di quella flessibilità necessaria a far coesistere più generi nel loro pluralismo, la rigidità del binarismo sarebbe incapace di accettare le soggettività queer, intrinsecamente sovversive, elevandole dunque a classe rivoluzionaria all'interno del patriarcato.
 
Ad ostacalare il processo rivoluzionario queer sarebbe tuttavia la società neoliberale dotata del potere di assimilare la queerness a se stessa. L'assimilazione gay costituisce l'esempio più paradigmatico di questo fenomeno, attraverso il quale le soggettività queer non vengono liberate, bensì assimilate all'interno del sistema di oppressione. Ma, afferma Vikky Storm, «la logica dell'assimilazione è molto pericolosa. Essa fornisce al genere l’occasione di sfuggire al suo destino di morte. Se il genere può assimilare l’essere gay, lesbica, bisessuale, trans* e tutti gli altri modi di essere queer, diventerà flessibile e si adatterà alle stesse forze che invece cercano di trascinarlo verso la sua fine. Se anche noi verremo assimilat*, il genere potrebbe non finire mai».
 
Per «accelerare la fine del genere», dunque, il Gender Accelerationist Manifesto propone di esasperare il conflitto transfemminista oltre le soglie del riformismo liberale. Se lo scopo degli attuali sistemi di potere (lo Stato, il capitalismo, il matrimonio patriarcale, etc.) non è liberare le soggettività queer bensì includerle/assimilarle all'interno delle proprie cornici, allora non sarà possibile trovare alleati in essi. Il manifesto proclama la necessità di edificare poteri alternativi, disgiunti dalle attuali istituzioni liberali: urge «creare il potere queer». Ciò significa «creare organizzazioni e istituzioni queer, dei contropoteri rispetto al sistema patriarcale di classe dominante».
 
Per costruire il potere queer, tuttavia, occorre tenere conto della natura del potere dominante patriarcale: la violenza. Come teoricamente dimostrato nella prima parte dell'opera, il patriarcato ha origine nella violenza sessuale, pratica la violenza ed è esso stesso intrinsecamente violenza. Per questo, dichiara il manifesto, non sarà possibile opporsi ad esso mediante la passività e la non-violenza. «Il potere queer ha bisogno della violenza per distruggere il genere. Un’atmosfera di terrore prolungato e costante contro coloro che impongono il genere e che ne impediscono la morte, un terrore fuxia, è una necessità nella rivoluzione contro il genere». Il testo dunque procede verso la conclusione abbracciando un linguaggio sempre più bellico, militante e armato. La fine del patriarcato viene elevata a missione da raggiungere a tutti i costi, chiudendo l'opera con l'assolutezza di questa via rivoluzionaria: «questa non è una scelta, ma una necessità».
 
 

Una traduzione nomade e open-source

 
Il Gender Accelerationist Manifesto è stato scoperto online a fine 2020 durante le attività di approfondimento politico-culturale che si svolgono periodicamente all'interno del Circolo Nomade Accelerazionista. Il CNA è un collettivo nato originariamente a Bologna come spazio di confronto in case private con l'obiettivo di conoscere e capire insieme l'emergente movimento di pensiero accelerazionista, per poi trasformarsi in un laboratorio di sperimentazioni su immaginari del post-capitalismo. L'aggettivo "nomade" è da intendersi in senso deleuziano: militiamo attraversate dal nostro desiderio riconosciuto nella propria natura anarchica, rizomatica e schizofrenica. Per questo i membri, le attività e i frutti del CNA sono sempre in costante mutamento.
 
È con questo approccio che abbiamo iniziato collettivamente la traduzione del manifesto di Vikky Storm, quasi immediatamente al momento della sua scoperta. La traduzione si è svolta collettivamente, modularmente e a più livelli, in tempi e luoghi sempre diversi. Per un anno e mezzo siamo statз attraversatз dai contenuti di questo manifesto, elaborandoli e interpretandoli in maniera discostante, a volte divisiva, ma sempre riconoscendo la profonda forza di questo testo, che secondo noi costituisce un prodotto culturale importante nella letteratura transfemminista queer accelerazionista contemporanea.
 
Riteniamo che questo testo sarà sterile se non verrà assorbito e rielaborato da coloro che lottano e militano, quotidianamente, per porre fine all'oppressione patriarcale. Il nostro desiderio più grande è offrire questa traduzione a tutti i collettivi transfemministi queer d'Italia. Siamo consapevoli che un testo del genere verrà elaborato ed interpretato in maniera diversa dalle varie soggettività. Non ci aspettiamo nulla di specifico da tutto ciò. Il nostro interesse è meramente quello di contribuire culturalmente al dibattito collettivo, nella speranza che ciò possa avvicinarci verso un nuovo mondo, pienamente libero da ogni oppressione, lussureggiante nel #tempo e nella gioia.
 
Durante la traduzione abbiamo ovviamente operato delle specifiche scelte di stile. Riconosciamo la natura sessuata della lingua italiana, ma anche il tentativo comune di sovvertirla in senso inclusivo antipatriarcale. Abbiamo dunque deciso di abbondare nell'utilizzo dei vari strumenti che compongono il plurale mondo dei linguaggi inclusivi, cercando al tempo stesso di garantire uniformità, organicità e fluidità di lettura. Nella prima parte dell'opera è stato utilizzato il femminile universale, nella seconda la schwa, nella terza la desinenza in -u, per terminare nell'ultima parte con l'uso della desinenza in -x.
 
Altre scelte di stile sono state contingenti allo specifico contesto di traduzione. In particolare segnaliamo la nostra decisione di tradurre l'espressione "Pink Terror" in "Terrore Fuxia", che per noi ha un chiaro significato politico. Dal colore dei panueli agitati nelle manifestazioni transfemministe fino al momento in cui siamo state tacciate dal segretario del PCI Marco Rizzo di essere una "sinistra fuxia" per la nostra "eccessiva sensibilità" su questioni come quella ecologica, di genere o della salute mentale, ma anche per coerenza con i canoni che attraversano l'estetica accelerazionista contemporanea - ovvero colori saturati fino all'esasperazione - il nostro desiderio è di inondare politicamente il termine "fuxia" per renderlo simbolo identificativo di un movimento rivoluzionario accelerazionista scagliato contro il patriarcato.
 
Nonostante le nostre scelte di stile, non ci aspettiamo tuttavia di considerare la nostra traduzione come un lavoro definitivo. Non siamo titolari di nulla, né pensiamo che le nostre decisioni abbiano un valore intrinsecamente superiore a chiunque voglia proporre alternative migliori. Al contrario, invitiamo chiunque leggerà la traduzione a vederla come il rilascio di un software open-source a disposizione di tuttx, al quale siamo statз orgogliosз di partecipare ma sul quale non rivendichiamo alcuna proprietà, nè merito, nè riconoscimento. Speriamo che chiunque - in particolare i collettivi transfemministi italiani - contribuisca secondo i propri desideri a miglioramenti, modifiche, correzioni e scelte di stile al testo che noi, internamente, abbiamo ribattezzato Manifesto del Terrore Fuxia. Non vogliamo che la nostra versione venga considerata come una traduzione definitiva. Piuttosto, aneliamo affinché essa venga recepita come una pura bozza comune: esplorabile, attraversabile, plasmabile da tutt - nomadicamente. 

c
o
r
r
e
l
a
t
i
newsletter
Chiudi la newsletter
Grazie per esserti iscritto, controlla la tua mail per confermare l'iscrizione alla newsletter