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14-settembre-2021
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Il frammento xenocomunista di Marx

Dal capitolo Proprietà privata e comunismo dei Manoscritti; lo stesso dal quale Erich Fromm trasse l’intuizione dell’Avere:
 
"L’intero movimento della storia è quindi l’atto reale di generazione del comunismo — l’atto di nascita della sua esistenza empirica —; ma è anche per la sua coscienza pensante il movimento, compreso e reso cosciente, del suo divenire, mentre il comunismo non ancora giunto al proprio compimento cerca per sé una prova storica, una prova in quella situazione di fatto, traendola da singole forme storiche antitetiche alla proprietà privata; e a questo scopo estrae singoli momenti dal movimento storico (Cabet, Villegardelle, ecc., ne hanno fatto particolarmente il loro cavallo di battaglia) e li fissa come prove storiche della purezza del suo sangue; ma con ciò riesce proprio a dimostrare che la parte incomparabilmente più grande di questo movimento contraddice alle sue affermazioni e che, se mai esso sia qualche volta esistito, proprio il fatto di essere esistito nel passato è in contraddizione con la pretesa di valere come essenza."- Karl Marx

 
Identifichiamo quattro passaggi:
 
1. «L’intero movimento della storia è quindi l’atto reale di generazione del comunismo». È il tema centrale del frammento: il comunismo consiste nel movimento della storia; si genera nel divenire della storia; la sua essenza è l’atto di alienazione dal presente. Opposta al comunismo dunque è l’eterna replicazione del presente.

2. «ma è anche [per la sua coscienza pensante] il movimento, compreso e reso cosciente, del suo divenire». Il comunismo non è solo il movimento storico, ma anche la (contemporanea) autocoscienza di questo movimento: il Tutto diviene acquisendo coscienza di sé, come coscienza collettiva. Ma si badi: occorre accelerare Marx fino a una visione antispecista di mistica connessione del Tutto in tutte le sue parti. Il comunismo è il divenire auto-coscienza collettiva del Tutto.
 
3. «il comunismo non ancora giunto al proprio compimento cerca per sé una prova storica […] e a questo scopo estrae singoli momenti dal movimento storico e li fissa come prove storiche», i corsivi sono nostri. Il vetero-comunismo non comprende che l’essenza del comunismo è il movimento, pensa invece che esso sia uno specifico momento della storia, e dunque fissa questo momento nella storia, cercando così di “costruire il comunismo” in quanto era della storia. Ma il comunismo non può esistere come momento — non è la foto di un movimento — bensì il comunismo è il movimento stesso.
 
4. poiché il vetero-comunismo considera il comunismo come un momento, ne cerca un’immagine storica nel passato «traendola da singole forme storiche antitetiche alla proprietà privata», ma così si contraddice. Dice infatti Marx che «se mai esso sia qualche volta esistito, proprio il fatto di essere esistito nel passato è in contraddizione con la pretesa di valere come essenza». Non può cioè essere ricercato nel passato ciò che esiste solo come movimento. Poiché il movimento della storia è alienazione dal presente, il comunismo esiste solo come alienazione verso il futuro.
 
Le considerazioni di questo frammento costituiscono un completamento alla celebre frase di Marx contenuta ne L’ideologia tedesca:
 
"Chiamiamo il comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento dipendono dal presupposto ora esistente."

 




Che a sua volta è in accordo con quanto ricordato nel Manifesto di Genere Accelerazionista:

"Troviamo il comunismo in un lavoratore che sabota il suo posto di lavoro, in una moglie che scappa coi figli da un marito violento, nei naxaliti che organizzano una guerriglia contro il governo indiano, nei rivoltosi che respingono la polizia mentre saccheggiano e bruciano le città, etc."

 







L’essenza del comunismo è il vivere qui e ora come movimento. Laddove il presente si trasforma — si aliena —, lì è il comunismo. Il movimento della storia è decodifica del desiderio, è liberazione della produzione desiderante, dunque l’essenza del comunismo è deterritorializzazione perpetua, tuffo nell’ignoto, invenzione senza fine di futuribilità; in altre parole, la sua accelerazione. Il comunismo è accelerazione del divenire della storia.
 
Il frammento xenocomunista di Marx costituisce la prova che il comunismo non può esistere come momento: ciò equivale a dire che esso non può essere immaginato. Eppure esso — e qui sta il paradosso — è al tempo stesso l’immagine di un futuro che muove il presente nella sua direzione; come immagine che muove la storia, il comunismo è iperstizione alienante del presente, in un processo le cui condizioni «dipendono dal presupposto ora esistente».
 
Qualsiasi tentativo di dare forma compiuta — immagine perfettamente disegnata — del comunismo, non comprende che esso mai potrà esistere come immagine stampata di un desiderio; è, invece, il fluire del desiderio stesso. L’evolvere del presente è l’evolvere del desiderio, così dunque è l’evolvere del comunismo. In ciò sta il senso del prefisso xeno-: esso è xenocomunismo poiché la sua essenza risiede nella continua reimmaginazione del futuro alieno, nella perpetua produzione di iperstizioni desideranti che alienano dallo «stato di cose presente»; il che equivale a dire: nella continua reinvenzione del comunismo.
 
Le immagini del comunismo che abbiamo ereditato dal passato non devono trarci in inganno. Il comunismo non ha mai sperato di poter essere definito; occorre invece reimmaginarlo in una continua pulsione verso lo xeno. In mezzo alle catastrofi di questo secolo, l’accelerazionismo emerge come coraggio di reinventare il comunismo.


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